Intervista doppia a Gosho Aoyama (“Detective Conan”) e Eiichiro Oda (“One Piece”) – Traduzione italiana

Salve a tutti e a tutte, cari e care fan di Detective Conan e di One Piece.
Questa è la traduzione italiana completa dell’intervista doppia a Gosho Aoyama (autore di “Detective Conan” su Shonen Sunday) e Eiichiro Oda (autore di “One Piece” su Jump).

L’intervista in questione è edita in due parti: una sulla rivista Shonen Jump, e una su Shonen Sunday. Le due porzioni sono pubblicate rispettivamente il 25 e il 27 luglio.

Vista la lunghezza impressionante del testo, potete leggerla anche su questo documento.

La traduzione, dal giapponese, è a cura di Holmes-chan per Detective Conan Family Subs. Grazie a M_sician per la revisione.


Traduzione completa dell’intervista

Il maestro Aoyama in un’intervista tempo fa aveva dichiarato: “potrebbe essere interessante se avessi l’opportunità di conversare con Oda. In qualità di compagno che raggiungerà i cento volumi nel suo stesso periodo, mi piacerebbe parlargli”. Il maestro Oda ha commentato, alla fine di una pubblicazione: “Non la conosco, ma ho la sensazione che noi due siamo come compagni d’armi. Capisco bene quanta fatica sia costata per arrivare al centesimo tomo. Congratulazioni, Aoyama, per i cento volumi!”. E ora lo storico dialogo in questione ha avuto luogo!
Aoyama: È un onore per me vedere il volto di Oda, visto che non lo mostra mai! (risata)
Oda: Lei invece si fa vedere spesso… Comunque, sono molto felice: non avrei mai pensato di poterla incontrare.
Aoyama: Nemmeno io. (risata) Temevo non ci saremmo mai visti nemmeno in futuro.
Oda: Poco fa ho ricevuto un biglietto da visita dal caporedattore di “Weekly Shonen Sunday”, e mi sono commosso! Ho pensato: “Wow! Ho ricevuto un biglietto da visita da ‘Sunday’! È successo veramente?” (risata)

Abbiamo cercato di trovare dei termini comuni tra di voi. Il maestro Oda è nato nel 1975, mentre Aoyama nel 1963; il vostro segno zodiacale nell’oroscopo cinese è lo stesso: l’anno del coniglio.
Aoyama: È vero! Conosce la leggenda dell’anno del coniglio? Il maestro Tetsuya Chiba è nato nel 1939, e il maestro Mitsuru Adachi nel 1951. Entrambi sono del coniglio, e 12 anni dopo Adachi sono nato io, mentre 12 anni dopo di me è nato Oda. Non c’è ancora nessun altro dopo…
Oda: Mi piacerebbe se il maestro Akira Toriyama c’entrasse qualcosa, ma non è dell’anno del coniglio… (risata) Io da tempo conosco solo gli ambienti di “Weekly Shonen Jump”. Lei si intende di altre riviste?
Aoyama: Non molto. Inizialmente mi sono proposto a “Weekly Shonen Magazine”, ma mi hanno detto che il contenuto non era adatto per “Magazine”, e che sarebbe stato meglio proporlo a un’altra rivista; così sono andato da “Sunday”, e da allora sono sempre stato pubblicato lì, fino ad oggi.
Oda: Ha debuttato nel 1986, giusto? Quali erano i successi prima che debuttasse?
Aoyama: Io ero più un tipo da “Magazine”, dunque non leggevo molto “Jump” – ma ho amato opere come “1 2 no Sanshiro” (di Makoto Kobayashi) e “Ore wa Teppei” (di Tetsuya Chiba). Di “Sunday”, mi piaceva “Touch” del maestro Mitsuru Adachi.
Oda: Anch’io ho letto “Touch”. Ho letto pure “Rough” (di Mitsuru Adachi).
Aoyama: E ho guardato la serie animata di “Lamù” (di Rumiko Takahashi).
Oda: Dopo il suo debutto ha serializzato “Magic Kaito”, “YAIBA”, “Terza base quarto battitore”, e ora “Detective Conan” è la sua quarta opera, giusto?
Aoyama: Esatto! Lei invece, Oda, per caso non ha mai lavorato a nessun’altra opera oltre a “One Piece”?
Oda: Proprio così: sono stato una meteora!
Aoyama: Una meteora! E il suo impatto è stato esagerato! (risata)
Oda: Quali opere erano in corso di serializzazione quando ha iniziato a lavorare a “Detective Conan”?
Aoyama: Si tratta di opere incredibili: “Ranma 1/2” (di Rumiko Takahashi), “Ushio e Tora” (di Kazuhiro Fujita), “H2” (di Mitsuru Adachi), “Due come noi” (di Hiroyuki Nishimori)… Era uno schieramento straordinario!
Oda: Ho letto “Ranma 1/2”! È molto interessante. Comunque, vedo che le opere che abbiamo visto sono completamente differenti anche se abbiamo trascorso lo stesso lasso di tempo, solo perché le riviste in questione erano diverse… Quando “Detective Conan” è iniziato, su “Jump” c’erano “Dragon Ball” (di Akira Toriyama) e “Slam Dunk” (di Takehiko Inoue).
Aoyama: Anch’io ho letto “Dragon Ball”! Mi piacciono molto i disegni del maestro Toriyama.
Oda: Io ero un tipo più da “Jump”… come vedeva il “Jump” di allora? Ho sempre voluto farle questa domanda, se ci fossimo incontrati. All’epoca “Jump” era predominante a livello di vendite; però più avanti c’è stato un periodo di contesa con “Weekly Shonen Magazine”, che l’aveva superato.
Aoyama: Be’… Non mi importava molto di quegli aspetti… Mi dispiace! (risata)
Oda: Oh, dunque non se ne curava? (risata)

Mi piacerebbe sapere i vostri ricordi su quando avete iniziato la serializzazione. Qual era la situazione, quando avete pubblicato il primo capitolo?
Oda: Ho iniziato la serializzazione di “One Piece” nel 1997, quando eravamo reduci dalla fine di “Dragon Ball” due anni prima, nel 1995. Per noi quella conclusione fu uno shock, e per un certo periodo i nuovi arrivati si sono contesi il posto che l’opera occupava. Poi si sono susseguiti due anni in cui tutti venivano demoliti dai paragoni con “Dragon Ball”… e infine, ne sono uscito indenne!
Aoyama: Fantastico! (risata)
Oda: All’epoca, “Dragon Ball” e “Slam Dunk” si conclusero, e “Jump” accolse un periodo in cui si temeva il fiasco. La copertina del numero di “Jump” in cui è iniziata la mia serializzazione apparve sulla prima pagina di un giornale, e accanto a un’illustrazione di “One Piece” avevano scritto: “Magazine sorpassa Jump”. Ma la responsabilità non è mia! (risata) Ricordo, comunque, di aver pensato che fosse una situazione spiacevole.
Aoyama: Anche nel mio caso, quando venne pubblicato il primo capitolo di “Detective Conan”, io avrei dovuto occupare il centro della copertina della rivista, ma era il periodo delle qualificazioni ai mondiali e Gon Nakayama (ossia Masashi Nakayama) aveva messo a segno un gol incredibile… dunque fecero un cambio e in copertina misero lui. Ecco perché la cover di Conan che doveva uscire col primo capitolo venne malauguratamente inserita solo col secondo… siamo partiti male! (risata)

Che cosa pensavate l’uno dell’altro, e del vostro successo contemporaneo?
Oda: Qualche tempo dopo la fine di “Dragon Ball”, nel mondo dei manga shonen “Detective Conan” e “Kindaichi Shonen no Jikenbo” occupavano i primi due posti in classifica. “Detective Conan” era sempre in testa.
Aoyama: Ah, davvero…? (risata)
Oda: Sì, o almeno era la nostra impressione. All’epoca l’opera di gran successo che sosteneva “Jump” era “Kenshin samurai vagabondo” (di Nobuhiro Watsuki); io andai da Watsuki e diventai suo assistente. Parlerò chiaro: eravamo pieni di orgoglio perché i nostri predecessori erano alla testa dell’industria dei manga con dei fumetti il cui fulcro erano i combattimenti, quindi tutti dicevano che un manga giallo non poteva stare in cima alle classifiche degli shonen! (risata) Anche il maestro Watsuki stesso prese posizione, dicendo: “Persino i fumetti come il mio, che spaziano da un genere all’altro, non possono stare in cima a ‘Jump’!”… Per questo in quel periodo ho sempre visto “Detective Conan” come un avversario, quindi non lo leggevo affatto e volevo sempre farlo scendere dal podio con la forza. (risata) Dico sul serio: fino ad ora l’ho sempre considerata un nemico! (risata)
Aoyama: Oh! Un nemico?! Caspita… (risata)
Oda: Sembra quasi che sia solo io ad avere uno spirito di rivalità! (risata) Mi conforti dicendo che su “Jump” è così che funziona! Non considera mai nessuno suo rivale?
Aoyama: No… Se si tratta di un manga coi detective, come “Kindaichi” (di Seimaru Amagi, Yozaburo Kanari e Fumiya Sato), penso sempre che non mi voglio lasciar battere; però qui si parla di generi che sono totalmente diversi.
Oda: Noi guardavamo all’industria dei manga nella sua interezza, e dunque levando gli occhi in su in testa vedevamo sempre “Detective Conan”. Io me ne rendevo conto perché ero un novellino, però è vero che quando si è in cima queste questioni si perdono di vista.
Aoyama: Però mi ha sorpassato piuttosto velocemente, sbaglio? (risata)
Oda: All’epoca lavoravo davvero strenuamente, dunque non saprei dire con certezza come siano andate le cose. Da quando ho iniziato la serializzazione sono stato talmente occupato dalle mie questioni da non potermi guardare attorno.
Aoyama: Fantastico! Anche per me è stata dura. Lavoro a un manga giallo da solo. Dovendo inventarmi la storia e occuparmi dei disegni, non avevo modo di pensare alle altre serie.
Oda: Alla fine, a serializzazione iniziata, gli altri si perdono di vista! La stimo molto, visto che è riuscito ad andare avanti per tutto questo tempo!

Considerate mai i giovani fumettisti dei rivali?
Aoyama: Rivali…? Gli altri sono gli altri, e io sono io. (risata)
Oda: Lei è davvero una persona tranquilla! Quando ha raggiunto questo stato mentale?
Aoyama: Dall’inizio, direi.
Oda: Davvero?! Non era competitivo da giovane?
Aoyama: Quando ero giovane spesso su “Sunday” venivano pubblicate altre opere gialle, perché “Detective Conan” era popolare: ho sempre pensato che non mi sarei lasciato battere da loro… ma questo è quanto! Potrà sembrare strano, ma non penso di aver mai avuto nemici. C’era “Kindaichi”, come ho già detto, ma è un’altra questione.
Oda: Capisco. I suoi rivali sono nell’ambito delle serie gialle.
Aoyama: Sì. Ma non erano in molti ad occuparsi di opere del genere, dunque è qualcosa che faccio per conto mio. Per questo penso che gli altri siano gli altri e io sia io!
Oda: Io sono riuscito a raggiungere questo stato mentale solo qualche anno fa. Fino ad ora ho sempre saputo che se “One Piece” non fosse stato pubblicato i lettori sarebbero stati delusi, dunque mi sentivo più o meno responsabile. Però ultimamente ci sono dei giovani autori che vengono cresciuti negli ambienti di “Jump”, i quali mi sostengono anche se mi prendo una pausa – il che mi ha dato come la sensazione di essermi tolto un peso dalle spalle; per questo non mi preoccupo particolarmente dei manga degli altri. Ritengo insomma che io abbia finalmente la possibilità e il margine sufficiente da permettermi di affrontare i miei fan al mio ritmo.
Aoyama: Ooh! Lei si è dato troppo da fare!
Oda: Chissà perché? Forse è il sistema di Jump che non va bene… (risata) Ci fanno competere. Se si disegna un’opera di mediocre, viene interrotta. Lo stesso vale per Sunday, vero?
Aoyama: Sì, è così. Però Sunday ai tempi non ci mostrava le classifiche, così nel periodo in cui “Detective Conan” raggiunse i dieci capitoli chiesi loro di fornirmele e le tenni d’occhio in segreto.
Oda: Credo che “Jump” mostri appositamente i questionari statistici agli autori per infiammare il loro spirito combattivo. È una questione che mi è sempre stata a cuore, fin dall’inizio della serializzazione… forse è perché desideravo sapere se ce l’avrei fatta o meno a sopravvivere.

Con l’ultimo, il penultimo e il terzultimo capitolo di “YAIBA”, la serie pubblicata prima di “Conan”, lei ha ottenuto il primo posto, giusto, maestro Aoyama?
Aoyama: Sì! Ero talmente contento di aver finalmente raggiunto la cima che volevo ce lo mettessero nella mia tomba… visto che sarei sicuramente morto per il sovraffaticamento! (risata)
Oda: Allora aveva un certo attaccamento ai numeri! Non si sente indispettito se perde, dunque?
Aoyama: Sì, be’, ma da quando ho iniziato “Detective Conan” sono sempre stato primo… Però dire queste cose non sta bene, ora la smetto! (risata)
Oda: (risata) Capisco cosa intende.

Quanto forte era la pressione nei vostri confronti, visto che vi siete fatti carico del buon nome di entrambe le riviste?
Aoyama: La pressione? Zero! (risata)
Oda: Idem!
Aoyama: Del resto, mi dico sempre che la colpa è di Shogakukan, che mi spinge a disegnare! (risata)
Oda: Ho sempre vissuto la situazione con la consapevolezza di fare le cose a mio piacimento. Più ero combattivo, più ritenevo che fosse un problema mio dove l’opera finisse o se la popolarità calasse.

È difficile da immaginare.
Aoyama: A dire il vero, se ci fosse pressione non riuscirei a lavorare.
Oda: Infatti. A giudizio sereno, è spaventoso pensare alla quantità di pesi che mi sono addossato. Ritengo che le uniche persone che possono uscirne indenni sono coloro che hanno un certo tipo di carattere.
Aoyama: Sì, sono d’accordo.

Che impressione avete sui disegni dell’altro?
Oda: Li trovo davvero molto affascinanti! Ho sempre pensato che fossero unici nel loro genere, anche quando dell’opera conoscevo solo lo stile. Del resto, solamente uno stile unico e insolito può sopravvivere, nell’industria fumettistica! Però, leggendo l’opera, non è stato solo quello a intrigarmi, ma anche il suo fascino enigmatico. Ha uno charme tale che anche gli uomini e le donne adulte possono apprezzarla, oltre ai ragazzi. Mi sono detto che è normale che riscuota un gran successo, alla luce di tutto ciò.
Aoyama: Io sono rimasto sorpreso quando ho notato che non si vede la scena in cui Rufy mangia il frutto Gom Gom! Al suo posto avrei messo l’onomatopea del battito cardiaco dopo che l’ha ingoiato! (risata) Anche “Detective Conan” è un fumetto dove i corpi cambiano, dopo aver ingerito un siero, e nel mio caso solitamente queste sensazioni io le ritraggo; per questo ritengo che le modalità espressive in “One Piece” siano molto originali! E poi ci sono anche gli anziani (gli Astri di saggezza) che appaiono nel Reverie… quando ho visto il loro design, ho pensato che fosse davvero fantastico! Io non sarei in grado.
Oda: Credo che sia qualcosa che facevo spesso da giovane. Li ho fatti apparire parecchio tempo fa, ma anche riflettendoci adesso penso che i design che avevo elaborato in passato siano stati tutt’altro che un insuccesso. In ogni caso, sono dei personaggi che non hanno ancora dimostrato il loro vero valore.

Nelle trasposizioni animate, molti doppiatori si accavallano: ad esempio, per Shinichi Kudo, Kaito Kid, e Usop (doppiati da Kappei Yamaguchi), ma anche per Akai e Shanks (doppiati da Shuichi Ikeda), Amuro e Sabo (Tooru Furuya), e Mitsuhiko e Chopper (Ikue Otani).
Aoyama: Be’, è ovvio che coincidano. Le serie animate vanno avanti da ben venticinque anni.
Oda: Quando ho visto l’ultimo adattamento cinematografico, “La sposa di Halloween”, sono rimasto sorpreso pensando che compaiono molte mie conoscenze. C’era persino Yuriko Yamaguchi, che interpreta Nico Robin (ne “La sposa di Halloween” ha il ruolo di Christine Richard). Nella versione animata della saga di Dressrosa, moltissimi doppiatori erano gli stessi! Megumi Hayashibara, che doppia Ai Haibara, ha interpretato un personaggio di nome Rebecca.
Aoyama: Anche Tooru Furuya, che doppia Amuro, è apparso in un bel ruolo: quello di Sabo! Inoltre, nel “Film: Red”, apparirà anche Shuichi Ikeda, che interpreta Shanks, vero? In “Detective Conan” pure interpreta il popolarissimo Shuichi Akai.
Oda: Ma non è apparso nel film dell’altro giorno, vero?
Aoyama: Ne “La sposa di Halloween”, be’… Uh uh uh! (risata)
Oda: Però in “Detective Conan” è assicurato che i personaggi abituali appaiano sempre, giusto? Nel caso di “One Piece” ci sono degli episodi in cui i membri della ciurma si separano per poi riunirsi, quindi anche i personaggi fissi si devono prendere varie pause… succede spesso: per esempio, Sanji è stato doppiato dopo una pausa di tre anni! (risata)
Aoyama: Anche Akai è ritornato dopo sette anni, a seguito della sua uscita di scena – sebbene io abbia pensato di fare uno spoiler dopo soli due anni. Pure Vermouth è comparsa nell’anime l’altro giorno dopo cinque anni di assenza.
Oda: Non immaginavo che la serie animata sarebbe continuata così a lungo… dunque anche i doppiatori stanno invecchiando: l’altro giorno Mayumi Tanaka ha detto, preoccupata: “cosa faremo se muoio?” e Masako Nozawa le ha risposto: “nel caso, prendo io il tuo posto!” (risata). Devono restare in salute. Anche lei solitamente si confronta spesso coi doppiatori?
Aoyama: Prima del Covid ci incontravamo ad esempio per celebrare l’ultimo giorno di repliche dei film, e parlavamo molto. Molto tempo addietro facevano dei fuochi d’artificio che si potevano vedere anche dal salotto di casa mia, e dunque chiamavo i doppiatori e facevamo una bella festa. Era molto divertente anche se dava qualche grattacapo! (risata) Lei invece lo fa tuttora, vero? Caspita!
Oda: Nel mio caso è sempre self-service. Dico loro che farò una festa coi takoyaki, e chiedo a ciascuno di cucinarseli per sé… così non mi devo scomodare! (risata)

Il maestro Oda ha detto in una vecchia intervista che si trova molto più contento se gli addetti alla serie animata vanno d’accordo… dunque ho l’impressione che lei sia in buoni rapporti con lo staff e i doppiatori.
Oda: Sì, da sempre: del resto, l’anime è iniziato parecchio tempo fa. È normale che siano come parenti per me. Anche i miei figli li conoscono fin da quando erano piccoli, e li frequentiamo come se fossero parte della famiglia.
Aoyama: Nel mio caso non siamo in questi termini, ma posso permettermi di chiedere di assegnare a un certo personaggio un certo doppiatore. Per esempio sono stato io a indicare che fosse Koichi Yamadera a interpretare Tsutomu Akai. È capitato anche che modificassi un personaggio dopo aver sentito la sua voce.
Oda: Anch’io ho cambiato marcia rendendo Chopper una mascotte dopo aver sentito la sua voce nel cartone. Mi ero imposto di non disegnare mascotte civettuole, ma la voce di Ikue Otani era troppo carina! (risata)
Aoyama: Anch’io! Dopo aver sentito la voce di Otani per Mitsuhiko ho pensato che fosse talmente carina che da allora l’ho fatto più coccoloso.
Oda: Tra l’altro, lei tende a sovrapporre i nomi dei doppiatori coi loro ruoli… Come con Takagi e Furuya.
Aoyama: Per quanto riguarda Wataru Takagi, all’inizio non aveva un nome, ma quando è apparso nell’anime ho preso iniziativa dicendo: “chiamatelo Takagi!”, e da allora è diventato l’“agente Takagi”; pertanto mi sono dovuto prendere la mia responsabilità e l’ho fatto comparire nella serie col suo vero nome (risata). Invece, per Tooru Furuya, si è trattato di un omaggio ad Amuro Ray di Gundam. Ho separato il nome in due creando “Rei Furuya” e “Tooru Amuro”, così che piacesse anche ai fan di Gundam. Lei lo ha visto, Oda?
Oda: Sì, e mi piace. Però penso che il boom che ho conosciuto io fosse diverso.
Aoyama: Capisco… Dunque non parla del primo Gundam (Mobile Suit Gundam)?
Oda: No, no, mi riferisco a quello. Ai suoi tempi lei ha fatto esperienza del primo boom di Gundam; in seguito, quando eravamo piccoli noialtri, era già arrivato il secondo. Ho avuto l’impressione che divenne un gran successo dopo le repliche.

In che modo siete solitamente coinvolti nella realizzazione dei film?
Aoyama: Sono sempre stato strettamente coinvolto fin dagli inizi: dalla sceneggiatura agli storyboard… tanto da incorrere nella disapprovazione di qualcuno! (risata)
Oda: Tra l’altro, per “Detective Conan” si fa un film all’anno, giusto? Forse è perché le storie nel manga sono divise in piccole porzioni che funziona così bene; nel mio caso, tutti i capitoli sono connessi; devo concentrarmi sulla storia narrata nella serializzazione, dunque non voglio pensare a un’altra. Magari sono proprio le nostre menti ad essere differenti!
Aoyama: In “Detective Conan” un caso dura tre capitoli, sei al massimo, quindi può essere più facile pensare ai film. In “One Piece” invece ‘un caso’ è lungo! (risata) Forse è per questo motivo che è arduo farci dei film; è difficile doversi fermare su un’altra isola se si è già impegnati nella ricerca dello one piece…
Oda: Nella mia opera la ciurma continua ad aumentare di numero; quando succede qualcosa la reazione da considerare non è una singola, e la storia continua ad espandersi, volente o nolente. Mettiamo il caso che in “Detective Conan” aumentassero i Giovani Detective: questo non le causerebbe dei problemi?
Aoyama: Sarebbe un guaio aumentare i Giovani Detective… (risata) Non lo farò!

Com’è stata la vostra esperienza di visione dei rispettivi film?
Oda: “La sposa di Halloween”, il film di quest’anno, è stato davvero fantastico! Inizialmente ero rimasto sorpreso quando ho sentito che le ragazze erano aumentate tra i fan di “Conan”; credevo fosse strano, e mi domandavo come mai, perché pensavo si trattasse di una serie per ragazzi su uno scolaro delle elementari che risolve dei misteri… però ho capito tutto quando ho visto il film: “Ma certo! Gli agenti della Pubblica Sicurezza e gli uomini di bell’aspetto piacciono molto!”
Aoyama: Dei film di Oda mi piace “One Piece Film: Gold”. È stato divertente! Adoro i posti sfavillanti come Las Vegas. (risata) Mi piacerebbe salire su quella nave casinò, la Gran Tesoro!
Oda: Davvero? Grazie!
Aoyama: Se dovessi trovare un punto in comune sarebbe il finale dei film: sia in “One Piece” che in “Detective Conan” si finisce con una grande espansione.
Oda: E in un manga shonen come si deve è così che dovrebbe andare, vero?
Aoyama: No, no! Non mi riferivo alla storia… In “Detective Conan” si gonfiano dei palloni, e poi c’è Rufy che espande il corpo e i pugni: ingrandendosi, la faccenda si fa entusiasmante!
Oda: Oh, intendeva questo? (risata) In effetti, è come dire che il grande rappresenta la giustizia… noi siamo della generazione di Ultraman.
Aoyama: In “Film: Gold” c’era una “Turtle Royce”, un’auto messa in moto da delle tartarughe… anche quelle sono idee sue?
Oda: Lascio che siano gli sceneggiatori ad avere le trovate fondamentali; io controllo solo gli storyboard e faccio una revisione del tutto; ai film ci pensano i registi, quindi credo che in realtà non lo dovrei fare, ma ritengo che se non mi spingessi a tanto non potrei rendermi garante per gli adattamenti cinematografici in questione. Lei disegna anche i key frame, giusto, Aoyama?
Aoyama: Sì, l’ho sempre fatto sin dal primo film, “Fino alla fine del tempo” – e continuano ad aumentare. Quest’anno ne ho disegnati una ventina.
Oda: E i fan capiscono dove ci sia il suo zampino… o sbaglio?
Aoyama: Anche lei dovrebbe farlo!
Oda: Se metto troppo impegno nei film non posso andare avanti col fumetto… dunque è dura. Tuttavia, so che per renderlo popolare devo guadagnare nuovi fan, facendo sì che il mondo intero parli di almeno un film ogni tre anni. Però è davvero difficile! Se devo fare qualcosa, la voglio fare con grandissima cura… mi conosco! Ecco perché all’inizio ero riluttante. (risata) Alla fine, sono stato coinvolto anche nelle operazioni pubblicitarie; mi informo su tutto: il volume delle sale cinematografiche, la durata… tutto quanto. E supervisiono anche l’impaginazione dei poster.
Aoyama: Le piace molto! (risata)
Oda: Però mi dispiace per i miei colleghi più giovani… per “Jump” ho creato la consuetudine che se l’autore è coinvolto nel film, questo sarà un successo… così si è cominciato ad avvalersi di ogni autore. Eppure, contrariamente a quanto mi aspettavo, i giovani lo fanno molto volentieri.
Aoyama: Io penso che sia una buona cosa! Si divertono tutti!

Cosa pensate delle figure dei protagonisti?
Aoyama: Conan fa da mediatore, per tutti.
Oda: Per me, è il personaggio più facile da disegnare: sapevo che sarebbe stato quello che sarebbe rimasto con me per più a lungo.

Invece chi è il personaggio a cui secondo voi soltanto voi sapete dar vita?
Oda: Io penso che sia Rufy. Molti sceneggiatori se ne occupano, ma se non sistemassi io le sue battute, non sarebbe un Rufy convincente. “Detective Conan” non ha un personaggio del genere, di cui vuole assolutamente rivedere le battute?
Aoyama: In “Detective Conan” è Gin! Tutti vogliono subito fargli dire: “Ammazzerò tutti!”, ma io devo fermarli facendo notare che non direbbe affatto così! (risata)
Oda: La capisco! Un personaggio da sistemare nei film è un individuo che solo l’autore sa rappresentare. È un rapporto curioso… I fan riescono ad accorgersi se ci sono delle piccole differenze nei dettagli, eppure quando si arriva a scrivere una sceneggiatura ci si ritrova con un personaggio diverso.
Aoyama: Io devo rivedere Gin al cento per cento. Di recente è capitato che gli sceneggiatori mi fornissero i copioni col solo presupposto che sistemassi lui! Nelle scene romantiche nella sceneggiatura c’è scritto “maestro Aoyama, ci aiuti!” E io rispondo: “Eh?! Davvero?!” (risata) 
Oda: E facendo delle correzioni il prodotto riscuote un gran successo, così non resta loro altro che contare su di lei!
Aoyama: Eh, sì, eccome! (risata) Ma sono contento che lo facciano!

Ripensando ai cento volumi passati, se doveste scegliere un punto di svolta, per quale episodio optereste, personalmente?
Aoyama: È difficile da dire, ma se dovessi deciderne uno sarebbe un capitolo che ho scritto nel periodo in cui fui dimesso dall’ospedale, quando dovetti prendermi una pausa per motivi di salute. Tutto ebbe inizio con Akai e Amuro che si puntano addosso una pistola (contenuto nel Vol. 95, in “Nel club dei conigli neri”).
Oda: È davvero molto bello! Di quando parla?
Aoyama: Di quattro anni fa. Mi ero preso una lunga pausa, quindi ho pensato che al mio ritorno avrei dovuto assolutamente riscuotere successo… e così ho iniziato creando una bella scena – anche se fino ad allora non avevo scritto nulla che la facesse presagire.
Oda: Anch’io sono sulla sua stessa barca: la mia svolta sarebbe qualcosa di molto recente: quando Rufy si è potenziato col “Gear Fifth”; è una cosa che avrei sempre voluto fare.

Sono sorpreso che entrambi abbiate scelto capitoli recenti. Nel capitolo 1044 di “One Piece” è stato rivelato il vero nome del frutto Gom Gom; finalmente ha fatto la sua entrata in scena il quinto “gear”, per cui Rufy può combattere modificandosi il corpo.
Oda: L’ho disegnato divertendomici molto, dicendomi che non mi sarebbe importato se mi fossi attirato le avversioni di qualcuno. Io voglio anche dare un tono scherzoso alle battaglie. Fin dal periodo in cui ero un assistente le espressioni emblematiche dei fumetti sono andate via via perdendosi: ad esempio, disegnare il simbolo di una lampadina quando un personaggio ha un’idea, o far girare in cerchio le gambe, come per un’auto, quando qualcuno scappa.
Aoyama: Sì… e anche gli occhi fuori dalle orbite.
Oda: Adoravo queste simbologie emblematiche, ma ormai non si disegnano più – anche se i nostri predecessori ce le hanno lasciate, codificandole, nessuno le usa. I manga di lotta si fanno sempre più seri per continuare a soddisfare le aspettative dei fan; a me questo non è mai piaciuto. Per questo, alla fin fine, io non voglio che la mia opera diventi del tutto seria. Ho deciso che voglio dare un tono scherzoso, e finalmente ho potuto permettermi di farlo. Ecco perché mi diverto un mondo a disegnare questo [il Gear Fifth].
Aoyama (guardando un’immagine del Gear Fifth): Wow, incredibile! Ha una gran bel design… è davvero eccellente. Come fa a disegnare facce come questa?
Oda: La ringrazio. Come immagine mentale, si figuri nella testa che è come se improvvisamente io abbia disegnato “Tom e Jerry”.
Aoyama: Sì, sì! Mi piaceva “Tom e Jerry”… E detesto Jerry! (risata)
Oda: Jerry? Oh, no! Io facevo il tifo per lui!
Aoyama: Davvero? Tom faceva sempre del suo meglio, ma Jerry era subdolo. A me sta molto antipatico… però se dovessi paragonare Conan a uno dei due, assomiglierebbe più a Jerry! (risata)
Oda: Però, quando ho provato davvero a disegnarlo ciò che ho trovato arduo è che l’universo di “Tom e Jerry” sta in piedi perché sono in due e ognuno ha l’altro. Mi dispiace constatare la considerevole differenza di entusiasmo, vedendo che Rufy è l’unico a scherzare durante una battaglia – mentre gli avversari non lo fanno. Però, ho l’impressione che questa volta sono riuscito a ritrarre tutto ciò che volevo. Invecchiando, diventa stancante disegnare le scene di combattimento… non la pensa così anche lei?
Aoyama: Non c’è molta azione in “Detective Conan”; quando mi capita di disegnare scene del genere, sono parecchio esaltato – anche se di solito finiscono subito perché si tratta al massimo di cose come un calcio a un pallone. Però tempo fa, quando disegnavo “YAIBA”, ero stanco; c’era l’arcipelago giapponese che si era trasformato in un drago… era dura per me e per i miei assistenti. Però penso che le scene di azione siano divertenti da disegnare.

“Detective Conan” ha iniziato ad essere serializzato nel 1994, mentre “One Piece” nel 1997; rispetto ad allora qual è la cosa che più è cambiata?
Aoyama: Quando facevo “YAIBA”, tutti mi chiamavano “Aoyama, Aoyama!”, ma da quando ho iniziato a scrivere “Detective Conan”, per qualche motivo è diventato “Maestro Aoyama”! (risata) Il redattore mi chiama “Aoyama”, ma gli altri, come gli addetti della televisione o della rivista, mi chiamano tutti “maestro”.
Oda: Io per partito preso mi faccio chiamare solo “Oda”. Normalmente ogni qual volta che mi incontro con un redattore giovane, questo si rivolge a me sempre con un linguaggio molto cortese, mentre io uso una parlata informale… perciò ho l’impressione che si venga a creare una gerarchia. In una situazione del genere, non possono più lamentarsi con me – il che non mi garba, dunque preferisco che non mi si dia del “maestro”.

E alla luce di ciò, Oda, cosa pensa sia cambiato maggiormente da quando ha iniziato la serializzazione a oggi?
Oda: Sicuramente il mio peso. Capita spesso tra i fumettisti: ci sono alcuni che dimagriscono, e altri che ingrassano. Io da quando ho iniziato la serializzazione ho subito cominciato a prendere peso. È comune che non mangi per due o tre giorni: non ho il tempo, e comunque facendolo mi viene sonno; dunque solitamente non mangio più del normale, ma poi in seguito a questi periodi se ne susseguono altri in cui mangio parecchio; oltretutto, il mio corpo si sente minacciato, e quindi assorbe tutto. O non mangio, o ingrasso… a rimetterci è la mia salute. Però sicuramente non è questo che volevate sapere! (risata)
Aoyama: (risata) Anch’io, tanto tempo fa, ero piuttosto ben messo. Poi mi sono ammalato e il dottore mi ha ordinato di dimagrire, così ho perso molto peso – però adesso ho ripreso qualche chilo.
Oda: Parlando seriamente, senza che ce ne si renda conto si finisce per acquisire una strana autorità; anche una minima mia parola può risultare decisiva: “era solo una proposta… la accettate?”
Aoyama: Sì, idem. Ne so qualcosa! (risata) Devo stare attento a quello che dico.
Oda: È emerso in me un senso di responsabilità per cui mi sento in dovere di fare attenzione a ciò che dico; oramai ho un nome importante. Io ritengo di non essere cambiato, ma chi mi sta attorno va via via cambiando. Capita persino i miei redattori fossero miei fan che seguivano l’opera in passato – pertanto non riesco più ad essere severo, e mi faccio mite.
Aoyama: In effetti sia tra i miei assistenti sia tra gli addetti alla trasposizione animata ci sono vecchi fan.
Oda: Però quel genere di persone in genere fa un ottimo lavoro, perché si tratta di appassionati.

Se foste veramente liberi di disegnare ciò che volete, lasciando da parte la vostra attuale posizione, cosa disegnereste?
Aoyama: Io vorrei disegnare “Il viaggio in Occidente”; si tratta di una storia in cui ci sono combattimenti. Del resto, mi è sempre piaciuto Goku. È un personaggio imbattibile.
Oda: Se adesso io rispondessi “un giallo” sarebbe bellissimo! (risata) Però non sarei assolutamente in grado. Non ho la mente adatta.
Aoyama: Ah ah ah!
Oda: A dire il vero ho già disegnato quel che volevo disegnare. Ad esempio volevo fare dei robot, un giorno, e infatti poi li ho fatti comparire. Stipo in “One Piece” tutto ciò che voglio realizzare, quindi se mi chiedessero di disegnarlo da capo credo che rifarei proprio “One Piece”!
Aoyama: Wow, incredibile! Se mi chiedessero di disegnare “Detective Conan” un’altra volta… Be’, chissà che ne sarebbe? (risata) Però anch’io riempio l’opera di cose che desidero disegnare. Quindi magari direi sì.

Secondo voi, qual è la forza dei manga?
Oda: A me viene subito da dire che sono uno strumento per fare amicizie. Sono un argomento in comune. In effetti anch’io da piccolo riuscii a farmi molti amici grazie ad essi.
Aoyama: Per quanto riguarda “Detective Conan”, sarei contento se aiutasse in amore! (risata) Sarebbe bella una storia come quelle tra i personaggi della serie… anche se in quel caso si tratta di commedie romantiche e omicidi! (risata)
Oda: Del resto, è il mondo dei sogni. Si vuole creare una buona immagine mentale.

A proposito di commedia romantica, il maestro Aoyama in passato aveva proposto come “regole per un manga shonen di successo” tre elementi: amore, avventura e amicizia; analizzando le vostre opere, abbiamo pensato che forse al maestro Aoyama riescano particolarmente amore e avventura, mentre il maestro Oda sia particolarmente forte con avventura e amicizia.
Aoyama: Be’, lei non disegna episodi di commedia romantica, giusto, Oda?
Oda: No. È una tradizione di “Jump”: le commedie romantiche sono le commedie romantiche, e i combattimenti sono i combattimenti. I manga in questione sono separati, e sono totalmente diversi.
Aoyama: Capisco. Su “Jump” non ci sono serie in cui amore e combattimenti si uniscono.
Oda: Personalmente non ho letto molte serie del genere. Però in “Detective Conan” sono presenti entrambi gli elementi; sono belle emozioni: mi sono detto che sfrutta proprio bene l’impostazione che ha dato alla serie!
Aoyama: Be’, a me piacciono le commedie romantiche. Forse a lei non interessano.
Oda: Non ho abbastanza fiducia in me stesso per disegnarne… mi sento a disagio! (risata)
Aoyama: Al contrario, a me risulta difficile rappresentare l’amicizia. Non è che io non sia in grado di farlo, ma forse gli unici per cui sono riuscito a rappresentare un rapporto veramente fervente sono i membri della scuola di polizia.
Oda: In “Detective Conan” ci sono varie relazioni amorose; i collegamenti sono molti. Però io sono consapevole che rappresentando una storia d’amore i fan prendono le distanze. È bene avere una freccia in una direzione, ma ho l’impressione che se ce ne sono da entrambe i fan dei due personaggi in questione diminuiscano.
Aoyama (subito): Oh, no, non prendono affatto le distanze! (risata)
Oda: Ah! No?!
Aoyama: Al contrario, si infiammano! Io ho formato delle coppie praticamente per tutti. Sono rari i personaggi che non hanno un partner.
Oda: Dunque tutti fanno il tifo per le coppiette! Personalmente non ho letto opere del genere da piccolo. Nel “Jump” dell’epoca, se non altro, c’erano addirittura autori che avevano deciso di non inserire affatto personaggi femminili. Per questo io ho fatto spiccare abbastanza le figure femminili; desidero disegnare delle donne forti. Ma visto che all’epoca la situazione era quella che era, personaggi come Nami, ad esempio, erano rari.

Anche nell’ultimo sondaggio di popolarità fatto per le commemorazioni del millesimo capitolo di “One Piece” Nami si è classificata terza e ha riscosso un’enorme popolarità in tutto il mondo.
Oda: Sì, abbiamo fatto un sondaggio mondiale! Tra Nami e Nico Robin, in Giappone era nettamente predominante Nami, mentre all’estero Nico Robin e le donne adulte hanno riscosso più successo. I gusti cambiano dunque completamente, di paese in paese.
Aoyama: “Detective Conan” è molto seguito in Cina, ma non mi sembra che ci siano grandi differenze. Però so che Ai Haibara è molto amata specialmente all’estero.

Per commemorare l’inizio delle proiezioni del film “La sposa di Halloween” si è fatto un sondaggio di popolarità dei principali personaggi femminili – e Haibara è arrivata prima, così il maestro Aoyama ha realizzato un’illustrazione inedita che pure ha fatto successo. Comunque, guardando i sondaggi di popolarità di entrambe le opere, il numero dei personaggi è davvero sorprendente.
Aoyama: E continuano ad aumentare. Anche in “Detective Conan” ci sono personaggi apparsi solo ultimamente, come Chihaya Hagiwara.
Oda: Lei in che modo fa apparire un personaggio, Aoyama?
Aoyama: Vado a intuito. Penso: “mi piacerebbe se ci fosse un personaggio così!”, “una figura del genere manca!”, e allora semplicemente li creo. Lei, invece, Oda, come decide i nomi?
Oda: Li prendo da varie fonti.
Aoyama: Fanno molto ridere! Ad esempio, Sanji, Niji, Ichiji. Ho pensato: “ma cos…?”
Oda: Ho sempre voluto narrare la crescita di Sanji, e da tempo avevo pensato di raccontare che avesse dei fratelli; nel periodo della serializzazione mia figlia si era appassionata al cartone animato “Mr. Osomatsu”… volevo che le piacessero i fratelli, e allora sono entrato in concorrenza con i sei fratelli narrati in quell’anime, facendo sì che per Sanji fossero in quattro. (risata)

Immagino che riceviate ogni settimana molte lettere da parte dei lettori affezionati; quali sono i pareri che più vi fa piacere ricevere?
Oda: Sono grato di tutte quante, ma in particolare sono contento di ricevere quelle in cui sono riportate delle opinioni su quali parti della storia siano più belle, oppure concretamente sull’uscita della settimana in questione. Mi fa piacere che notino i vari dettagli.
Aoyama: Leggendo quel genere di pareri, io vado a rileggere le parti della serie menzionate; sorridendo, dico fra me e me: “ho capito! Dunque questa parte è venuta bene!” e senza rendermene conto vado avanti a rileggere.
Oda: Sono contento che si scomodino a inviarmi delle lettere! Lei lo ha mai fatto?
Aoyama: No… È un bello sforzo! È proprio grandioso.
Oda: Sono grato a tutti loro.

Ogni volta che vengono pubblicati nuovi capitoli di “Detective Conan” e di “One Piece” le riflessioni, tra i fan, si infiammano: voi le leggete?
Oda: Questa è una questione di cui volevo proprio parlare con Aoyama. Ultimamente ci sono proprio gruppi che si occupano di esaminare i vari episodi!
Aoyama: Sì, in rete… ad esempio gli YouTuber che si occupano di teorie.
Oda: Loro fanno delle previsioni sulla storia, e ogni tanto su qualcosa c’azzeccano pure. (risata) Per questo cerco di fare in modo di non vederle. (risata) Nel caso di “Detective Conan”, dove si tratta di deduzioni, capita che indovinino?
Aoyama: Assolutamente sì. Quando c’è un codice cifrato lo risolvono in un batter d’occhio. Io sono uno solo, contro un milione di fan. Ognuno ci mette del suo, e il crittogramma è bell’e che risolto in meno di un giorno.
Oda: Contro un milione di fan? È uno scontro impossibile! (risata)
Aoyama: La gente a cui piacciono i misteri si dà da fare. C’erano anche molte persone che avevano indovinato che il capo dell’organizzazione degli uomini in nero fosse Renya Karasuma.
Oda: Allora lei cosa ha fatto? Non si è trovato in difficoltà?
Aoyama: No, al contrario, mi sono detto che era il caso di farlo comparire, già che avevano indovinato… e così ho fatto! (risata) A dire la verità, ci sono ancora degli altri segreti. Lei, Oda, sente le previsioni dei lettori e cerca di stravolgerle?
Oda: No… Ci sono cose che posso fare e cose che non posso fare. Anche se indovinano a proposito di questioni estremamente cruciali, ormai gli indizi che avrei sviluppato in seguito li ho già dati… per questo non mi resta che curare una messa in scena accattivante e superare le idee e le congetture dei lettori. Quando ho iniziato la serializzazione si poteva connettere coi fan solo tramite le lettere; non mi immaginavo certo che in futuro avrebbero potuto confrontarsi e rimuginare sull’opera in rete. Se l’avessi presagito, non avrei dato nessun indizio! (risata)
Aoyama: Capisco!
Oda: Però mi capita anche che mi venga chiesto se siano vere o meno delle teorie che in realtà sono totalmente sbagliate; tuttavia, se inavvertitamente mi lasciassi sfuggire una risposta esagerata, mi dispiacerebbe per chi le teorie in questione le ha pensate. Non posso demolire le idee della gente che fa semplicemente delle ipotesi pur non sapendo come andrà avanti; mi dispiacerebbe. Ecco perché di recente ho pensato alla risposta perfetta: “e-eh, sì!”. È ambigua abbastanza! (risata)
Aoyama: Vedo che taglia corto!

Le anticipazioni velate che vengono recuperate solo dopo anni sono un fascino che le vostre opere hanno in comune.
Oda: Leggendo “Detective Conan”, sono rimasto sorpreso nel constatare che l’impostazione data è piuttosto rigida. Il mio modus operandi è un po’ diverso, nel senso che se lascio anche delle chiare anticipazioni velate, in realtà è vero anche che ho creato varie lacune: insomma, lascio vagamente aperti alcuni spazi che mi sembra si possano collegare ad altri elementi in qualche maniera. Ecco come lavoro. Alla possibilità di raccogliere o meno ciò che ho lasciato in sospeso, per non parlare delle anticipazioni velate lasciate da decenni, posso pensarci in seguito. Se dovessi addurre un motivo per tutto, come in “Detective Conan”, avrei dei seri problemi, più in là!
Aoyama: Anche io facevo come lei, all’epoca di “YAIBA”. Tutti rimangono sorpresi se poi i fili in questione li si collegano.
Oda: Già! Adesso però lei non opera così, giusto?
Aoyama: Al momento lavoro in un quadro ben consolidato. Del resto, “Detective Conan” è un giallo.

Aoyama, quando ha iniziato a parlare della vera identità del capo dell’organizzazione degli uomini in nero coi redattori addetti alla serie?
Aoyama: Il redattore attuale è il tredicesimo, ma ho cominciato a parlarne già all’ottavo circa.

Come vi distraete quando state disegnando e giungete ad un punto morto? In passato il maestro Oda aveva risposto: “non cerco di distrarmi. Siccome sono tentato di farlo, mi faccio pressione arrivando perfino a chiamare il mio staff tenendolo in attesa.”
Oda: Quella però è un’intervista di parecchio tempo fa, o no? Ultimamente mi dico che devo riposarmi; ormai sono orientato alla salute. Lei in che modo si distrae, Aoyama?
Aoyama: Giocando ai videogiochi o guardando dei film. I passatempi sono passatempi, e il lavoro è il lavoro; non riesco ad andare avanti senza separare i due ambiti – non sono mai riuscito a fare due cose contemporaneamente.
Oda: A che videogiochi gioca?
Aoyama: A “Kancolle” e a “Animal Crossing”. Sono tutti dei giochi semplici.
Oda: Non fa movimento?
Aoyama: Mmh, no. In passato però giocavo a baseball.
Oda: Io pure prima del Covid giocavo a calcio, ma ho capito che era troppo faticoso per il mio corpo. In passato facevo parte del club di calcio, ma visto che non faccio gran movimento è un precedente scartato! (risata)
Aoyama: Anch’io facevo parte di un club, quello di kendo, ma ora non mi muovo più, dunque è dura. Esco a malapena per comprare i cestini del pranzo.
Oda: Non è molto salutare… Io faccio delle passeggiate; gioco a “Pokémon GO”.
Aoyama: Forse anch’io dovrei andare a camminare! (risata)

Come decidete quando di preciso prendervi una pausa, avendo delle serie così longeve?
Aoyama: Al momento la serializzazione procede a blocchi di tre capitoli, e dopo di essi mi prendo un po’ di riposo, o ci infilo uno spin-off… è comodo. Dopo aver completato un caso, nel lasso di tempo di un mese faccio gli storyboard.
Oda: Però questo può farlo perché si tratta di “Detective Conan”, non è vero? (risata) Una volta che un caso è bell’e che concluso, tutti sono soddisfatti, anche se lei si prende un po’ di ferie. “One Piece” invece continua senza interrompersi, quindi è impossibile adottare lo stesso metodo! Di recente anch’io sono riuscito finalmente a ottenere di prendere una pausa con “Jump”, e quindi ora ho un certo agio. Ciononostante, anche durante le pause alla fine lavoro comunque…
Aoyama: Sì, è vero… Anch’io alla fin fine non è che mi riposi: quando non c’è il manga lavoro ai film.
Oda: Chissà perché le vacanze spariscono! (risata)

Qual è allora, secondo voi, il segreto per cui siete arrivati al centesimo tomo pur senza riposarvi granché?
Aoyama: Non c’è un segreto. Me lo chiedono spesso, ma proprio non ne ho. Neanche lei, Oda, vero?
Oda: No! Non puntavo certo a raggiungere i cento volumi fin dall’inizio.
Aoyama: Io inizialmente credevo che “Detective Conan” si sarebbe concluso in un volumetto circa! Poi attorno al secondo capitolo ho notato che riscuoteva successo, e di lì in avanti è sempre stato in testa alle classifiche, il che mi ha stupito molto. Mi sono detto che occorreva assolutamente che espandessi la storia.
Oda: Io desidero concluderlo quando voglio. Certo, prima ci sono ancora altre cose che voglio disegnare, e altre ancora che invece devo disegnare per forza.
Aoyama: La capisco. Ci sono ancora molte cose che voglio rappresentare!
Oda: Vedo che lei si diverte a fare il suo mestiere – il che è bellissimo! Mi capita che dei miei colleghi autori più anziani di Jump mi dicano: “è meraviglioso che si diverta!”
Aoyama: Ah, sì? E perché?
Oda: Perché tutti vanno avanti con gran pena.
Aoyama: Eeeh?! Da non credere…

Se ci fosse un segreto, forse sarebbe il divertimento.
Aoyama: Sì, forse è così. Lavoro sempre divertendomi. Una volta che ho disegnato una bella bozza di storyboard, desidero subito fare dei bei disegni!
Oda: Le piacciono davvero tanto i gialli! Non si stanca mai di disegnare caso su caso?
Aoyama: No! Fin da bambino mi è sempre piaciuto Holmes. Sarà una coincidenza, ma nel componimento scritto di fine scuole elementari, avevo scritto che avrei voluto diventare un fumettista che si occupa di detective privati.
Oda: Io faccio in modo di delineare le isole in modo da poter disegnare ciò che mi piace in quel frangente. Dopo che i pirati sono entrati nella Rotta Maggiore, ho avuto libertà. Il mare è talmente aspro da non permettere scambi tra nazioni, il che implica che ogni isola abbia un clima e una cultura totalmente diversi da quelli delle precedenti: è questa l’impostazione che ho dato. Ogni volta che si giunge su un’isola io disegno quel che mi va di disegnare in quel momento; per questo se mi chiedessero di metterne di più potrei andare avanti all’infinito a crearne! Solo che la vita ha una fine. (risata)
Aoyama: Ah, questa situazione forse assomiglia un po’ a quella di “Detective Conan”. Ad esempio se mi va di disegnare del calcio, creo un caso di omicidio tra giocatori… e una volta fatti tre capitoli, sono a posto. Forse è questo il segreto per andare avanti a lungo: in “Detective Conan” posso disegnare quello che ho voglia. Anche col mio amato baseball, disegno qualcosa di bello, e via.

Normalmente qual è la parte più ardua del vostro lavoro? I disegni o la storia?
Aoyama: Entrambi, direi… Per entrambi è dura, ma anche divertente. No?
Oda: Eeeh?! Io fatico di più con la storia! Dei disegni non mi stanco mai. Dato che una volta finiti gli storyboard non resta che fare quelli, mi sembra quasi di aver già finito. Mi piace molto disegnare, e quindi in realtà vorrei farlo prendendomi più tempo, ma visto che in fin dei conti anche se non ho molto coi disegni me la cavo sempre, finisco per fare tardi con gli storyboard.
Aoyama: Anch’io alla sua età forse ero così. Dormivo solo tre ore; altrimenti, non avrei fatto in tempo. Quel periodo è stato duro. Ora invece sono piuttosto tranquillo.
Oda: Però disegnando tutto il tempo, senza dormire, ha avuto modo di sperimentare il successo… Al contrario, se dorme non si sente inquieto?
Aoyama: Quando sono stato ricoverato in ospedale non riuscivo a calmare le preoccupazioni. Temevo che non potessi permettermi di non fare niente.
Oda: Ah, la capisco. Ci si agita! Anche a me è capitato di stare male in un’occasione, ma ho chiesto che mi si portassero i colori e ho disegnato una pagina a colori in camera d’ospedale.
Aoyama: È proprio vero, non ci si dà pace. Pure io in quell’occasione ho chiesto che mi si permettesse di fare uno shikishi, in regalo con “Shonen Sunday SUPER”; così lo feci, ma i fan si arrabbiarono: “perché costringete il maestro Aoyama a disegnare, se non sta bene?” (risata) Però ero stato io a chiedere di farlo! (risata)
Oda: In camera d’ospedale si ha la calma di poter fare a proprio agio, pertanto, al contrario, ci si può divertire a disegnare; mi chiedevo se davvero potessi permettermi di prendermi tutto quel tempo per realizzare una singola pagina colorata. Quando è in corso la serializzazione sono sempre oberato di lavoro, e in pratica non c’è un attimo che io non sia indaffarato; ho sempre qualche scadenza a cui badare.

In che modo normalmente svolgete le riunioni con i redattori incaricati?
Aoyama: Il redattore incaricato viene a casa mia verso le due del pomeriggio, e innanzitutto ci occupiamo dei vari punti da controllare in ambito televisivo o della rivista – e sono tanti. Verso sera poi comincia la riunione per l’opera in sé.
Oda: Oh, si va per le lunghe!
Aoyama: Eccome! Il redattore incaricato mi propone varie idee per i trucchi, ma capita ogni tanto che non ci venga in mente proprio nulla. Verso mezzanotte allora terminiamo e proseguiamo il giorno successivo. In passato andavamo avanti fino all’alba, ma ora per me sono passati gli anni. Con lei invece come funzionano le riunioni?
Oda: Noi facciamo tutto per telefono.
Aoyama: Eeeh?! Solo a voce?
Oda: Molto tempo fa ci incontravamo di persona, ma ci siamo resi conto che è più semplice farla tramite telefono, tenendo un quaderno per gli appunti sottomano. Grazie alla voce si possono riconoscere le espressioni! Io spiego un po’ che cosa vorrei fare e ascolto la reazione del redattore, grazie alla quale mi rendo conto, ad esempio, se qualcosa non suscita entusiasmo. Essendo una storia a puntate, facciamo una riunione ogni settimana tenendo a mente che per il momento dobbiamo perlomeno mettere a punto un episodio per la settimana corrente.

Entrambe le vostre opere stanno raggiungendo l’apice. In “Detective Conan” è stata rivelata la vera natura di Rum, il numero due dell’organizzazione degli uomini in nero, e anche “One Piece” sta entrando finalmente nella parte conclusiva!
Oda: A dire il vero, avevo previsto che “One Piece” in sé si concludesse in cinque anni, e ho pensato che nel giro di un anno e mezzo avrei potuto radunare una decina di persone. Ho pensato questo come se si trattasse di un videogioco, ma sono stato troppo ottimista! Non è che io la stia tirando per le lunghe perché mi va…
Aoyama: Anch’io sono nella stessa situazione. (risata)
Oda: “Detective Conan” riuscirebbe a concluderlo se volesse farlo?
Aoyama: Che rimanga tra noi: ho già disegnato lo storyboard del finale!
Oda: Cos…?! Eeeh?!
Aoyama: Forse non avrei dovuto dirlo… sarebbe un bel problema se me lo rubassero! (risata) Come ho detto anche prima, mi è capitato di ammalarmi; visto che non si sa quando si muore, mi sono detto che fosse il caso di scriverlo. È successo circa cinque anni fa; be’, comunque si tratta solo dello storyboard, quindi è provvisorio.
Oda: Oh, ecco cosa l’ha spinta a farlo. Però, se l’ha già scritto, si è levato un peso di dosso.
Aoyama: Be’, sì… quindi adesso è abbastanza semplice, visto che la conclusione è decisa. Comunque ho ancora vari capitoli su cui lavorare, prima di arrivarci.
Oda: E dunque il finale in questione quanto è lungo?
Aoyama: È un segreto! (risata) Magari dovrò rifarlo per via degli sviluppi futuri…
Oda: Anche per “One Piece” è da un bel po’ che ho un’immagine mentale sul finale, ma cambierà in base alla situazione del momento… anche se tutto finirebbe dicendo “ho trovato lo one piece!” (risata) Però, la prossima sarà la parte finale dell’opera.
Aoyama: Ooh! Capisco! Davvero finirà?
Oda: Sì. Ho molta voglia di giungere alla conclusione.

Vorrei chiedere francamente: quanti anni mancano ai capitoli conclusivi delle vostre opere?
Oda: A questo proposito, siccome ho già risposto perdendo credibilità, forse è meglio che non dica niente. (risata)
Aoyama: Sì, anch’io sono d’accordo. (risata)
Oda: Detto qui tra noi – visto che finora ho dato indicazioni ben lontane dalla realtà effettiva – per ora punto a tre anni.
Aoyama: Però non si può sapere: i personaggi si muovono…
Oda: E noi siamo i navigatori.

Oda, la storia fino alla conclusione la conosce anche il suo redattore?
Oda: Il mio redattore è l’undicesimo, ma ogni volta che cambia al nuovo arrivato dico tutto. Ultimamente trovo una seccatura farlo e mi limito a dire: “un giorno o l’altro gliene parlerò!” (risata) Capita che qualcosa cambi in base alle circostanze, ma l’obiettivo è sempre lo stesso. Però se nella serie faccio degli sviluppi esagerati, i vecchi redattori incaricati, che conoscono l’andamento della storia, rimangono esterrefatti: “può permettersi di fare una cosa del genere?!” Dal canto mio, io mi dico: “forse non se ne ricordano più, anche se gliene ho parlato…” (risata)
Aoyama: Forse dovrebbe scrivere anche lei il finale. (risata)
Oda: Prima di partire per una nuova isola traccio uno schema, ma sia per le parti precedenti la conclusione, sia pure per i punti più profondi di “One Piece” ho degli appunti preparati.
Aoyama: Dovrei rubarglielo! (risata) Anch’io ho degli appunti che riassumono le relazioni della famiglia Akai; sono circa tre fogli. Ogni volta che cambia il redattore incaricato li mostro al nuovo arrivato, ma essendo collegamenti piuttosto complicati faticano a tenerli a mente. Per questo ogni volta che appaiono nella serie, capita che io stupisca il redattore, anche se sto solo facendo ciò che mi ero già segnato. Be’, comunque il finale io ce l’ho; con quello si ricordano subito.

Una volta approssimatosi il finale, cosa vorreste fare?
Oda: Io vorrei viaggiare, fermandomi ogni giorno in un posto diverso.
Aoyama: Mmh… Io vorrei traslocare, però non riesco. Ho troppe cose – anche se meno di casa sua, Oda – e quindi è difficile.
Oda: Non vuole viaggiare?
Aoyama: Di tanto in tanto l’ho fatto. Per esempio sono andato a Londra, perché al British Museum sono stati esposti degli originali di “Detective Conan”. In quell’occasione sono andato anche a raccogliere informazioni sul ponte di Vauxhall dove Mary e Vermouth si sono scontrate. Subito dopo però è dilagato il Covid.
Oda: A me piacerebbe andare all’estero, in luoghi in cui non sono mai stato. Vorrei fare un viaggio intorno al mondo, e un tour termale fino a scoppiare!
Aoyama: Tempo fa sono andato in Brasile per vedere la Coppa del Mondo… ma al momento di partire dal Giappone l’uomo addetto all’ispezione si è messo a fissare il mio passaporto; così io gli ho chiesto: “c’è qualche problema?”, al che lui mi ha risposto: “sono curioso di sapere come andrà avanti la storia, quindi faccia un buon viaggio!” e io sono rimasto allibito! (risata)
Oda: Alla fine il mio vero nome lo scoprono sempre… anche perché è relativamente raro. Quando mi chiamano ad esempio all’ospedale mi sento molto imbarazzato.
Aoyama: Può dire che si tratta di un caso di completa omonimia… (risata) Ultimamente io vengo chiamato furtivamente “Aoyama”.
Oda: Anch’io, dato che di recente il mio nome è diventato fin troppo conosciuto, gli ospedali sono cauti e mi chiamano di nascosto. Quando ero famoso solo a metà, mi chiamavano a gran voce.

Potete dare qualche indicazione a proposito di cosa accadrà nei prossimi sviluppi delle vostre serie?
Aoyama: Io credo che dovrò disegnare un episodio di quando Rum aveva ancora entrambi gli occhi; anche Tsutomu, il padre di Shuichi Akai, è strettamente legato a ciò… Penso che sarà interessante! (risata)
Oda: Io invece… mmh, non saprei. Ho molte scene che vorrei disegnare, ma non dirò niente ora perché vorrei stupire i lettori.
Aoyama: Ha ragione!
Oda: Però, comunque, si tratta di faccende legate al passato! Sarà divertente svelare cos’è successo nei “cent’anni di vuoto” di questo mondo – e ciò che io trovo divertente dovrebbe essere tale anche per i lettori. Sarà molto interessante!

Per concludere, ditevi qualche parola a proposito dell’avvenire per entrambi!
Aoyama: Non vorrei che la sua opera finisca prima di “Detective Conan”!
Oda: Ah! Anch’io volevo dire la stessa cosa! (risata)
Aoyama: “One Piece” continua ancora, quindi le posso augurare un buon lavoro! (risata)
Oda: Facciamo così: quando termineremo le nostre opere, concludiamole facendo: “pronti, partenza, via!”
Aoyama: Oh, fantastico! (risata)

Grazie di tutto.


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Ecco una foto di Eiichiro Oda e Gosho Aoyama insieme; il volto di Oda è oscurato perché preferisce non mostrarsi.

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